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Agrivoltaico: fotovoltaico in agricoltura. Chi ne ha diritto e le spese ammissibili

Agrivoltaico

Agrivoltaico, ecco la nuova rivoluzione energetica per le aziende agricole

 

Negli ultimi anni la propensione all’uso dell’energia solare è diventata una delle soluzioni più appetibili per la produzione di corrente elettrica. Come sappiamo gli impianti fotovoltaici si basano sulla produzione di energia pulita non inquinante, che garantisce un notevole risparmio in bolletta e nel contempo il rispetto dell’ambiente con la riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera.

Grazie alle nuove politiche energetiche europee e nazionali, già da diversi anni sono attive agevolazioni ed incentivi fiscali che non si limitano ai soli utenti privati. Al contrario, i benefici degli impianti fotovoltaici si estendono anche alle imprese ed attività produttive che necessitano di una riconversione energetica verso quella green.

In tutte le situazioni attuali di promozione verso il fotovoltaico, il cosiddetto “agrivoltaico” entra in gioco e favorisce gli imprenditori agricoli ed i coltivatori i quali possono produrre energia elettrica pulita e nello stesso tempo coltivare ed alimentare i propri sistemi produttivi. Negli ultimi anni, anche l’agrivoltaico è divenuto oggetto di incentivi ed agevolazioni dello Stato, in quanto settore di particolare interesse pubblico, attenzionato verso una migliore conversione all’energia pulita in ambito agricolo.

Quando parliamo di agrivoltaico, ci riferiamo all’installazione di pannelli fotovoltaici in un terreno adibito alla produzione agricola, con lo scopo di far coesistere l’attività di coltivazione già esistente e quella di produzione di energia elettrica attraverso un’ampia area adibita ai pannelli solari.

Economicamente parlando, da un lato, l’imprenditore agricolo disporrà di una fonte di energia pulita per alimentare i sistemi implicati nelle coltivazioni e l’azienda, dall’altro lato potrà produrre elettricità ottimizzando l’entrate economiche rimettendo in circolo l’energia prodotta in maniera eco-sostenibile (sviluppo sostenibile).

 

Consideriamo i vantaggi dell’agrivoltaico

 

I moduli fotovoltaici che compongono il sistema di produzione elettrica vengono installati sollevati dal terreno, senza intaccare la possibilità per l’agricoltore di effettuare la propria normale attività produttiva. L’istallazione dei pannelli non influisce né sullo spazio riservato alle colture, né sulla fertilità del terreno agricolo che rimane comunque adibito al normale ciclo produttivo.

Gli impianti fotovoltaici non danneggiano i terreni. In molti casi, al contrario, fungono da appoggio o sostegno a determinate produzioni agricole o piantagioni. L’agrivoltaico è in grado di fornire ombra al terreno, in molti casi preservandolo nelle stagioni di particolare caldo. Gli stessi pannelli possono fungere da raccoglitori e canalizzatori di acqua piovana, irrigando ed alimentando il terreno sottostante, mentre la maggiore ombreggiatura, oltre a diminuire la quantità di acqua di irrigazione necessaria per effetto dell’ombra, favorisce una migliore ombreggiatura a tutte quelle colture normalmente sensibili al troppo caldo solare.

Non meno importante, i pannelli possono infine limitarne i danni causati dalle forte intemperie, fornendo un adeguato riparo alle piante, come nel caso delle grandinate o nevicate intense.

 

Agrivoltaico: gli incentivi

 

Gli incentivi dedicati all’agrivoltaico sono trattati nella normativa italiana dal Ministero delle Politiche Agricole del 2022. Questi finanziamenti sono stati inseriti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) per un importo complessivo di 1,5 miliardi di euro, con un tetto massimo di spesa ammontante a 1 milione di euro ed un costo massimo riferito ai singoli progetti di 750mila euro (Iva esclusa).

 

Agrivoltaico, i soggetti che possono usufruirne

 

A seguire, l’elenco dei possibili beneficiari, come da piano di finanziamento generale:

  • Imprenditori Agricoli Professionali (IAP), in forma individuale o societaria
  • Imprese Agroindustriali
  • Cooperative agricole operanti nella coltivazione del fondo, selvicoltura, allevamento di animali e altre attività connesse, e cooperative o loro consorzi di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 18 maggio 2001 n. 228.

Le norme definiscono inoltre una quota massima relativa agli investimenti, che è pari a 1.500 euro / kWp (Kilowatt Picco). Tale cifra non comprende le opere riguardanti il tetto (per esempio il suo smontaggio o la sua coibentazione).

Sono peraltro previsti dei possibili aumenti, pari a un massimo del 20%, per spese dirette a incidere su luoghi sottoposti a vincoli particolari (per esempio paesaggistici), per imprese di dimensioni ridotte o per i giovani agricoltori.

Tutti gli investimenti godono infine di una quota a fondo perduto pari al 40%, che può aumentare fino al 50% per le aziende con sede principale nelle regioni del mezzogiorno (Sicilia, Calabria, Campania, Molise, Basilicata e Sardegna). Per quanto concerne i tempi massimi per l’attuazione dei suddetti investimenti, essi sono stati fissati in 18 mesi da quando si viene ammessi al finanziamento.

 

Gli interventi e i requisiti previsti dalla normativa

 

A seguire, il riassunto di tutti gli elementi necessari per verificare se si rientra nei requisiti previsti dalla legge per la richiesta e l’ottenimento del contributo:

  • L’impianto fotovoltaico deve essere nuovo, mentre nel caso si voglia ampliare un impianto già presente, l’incentivo verrà definito calcolando solo l’ultima da aggiungere ex novo
  • Gli impianti devono avere una potenza di picco di almeno 6kWp e non eccedere i 500 kWp. La normativa vieta che impianti che superano la potenza massima siano separati in parti e considerati singoli progetti per eludere le prescrizioni legislative
  • Gli impianti agrivoltaici installati devono necessariamente creare elettricità da indirizzare alle esigenze energetiche dell’impresa agricola legata al soggetto richiedente.

Le opere che afferiscono al nuovo impianto devono iniziare dopo la presentazione della proposta e vengono considerati finiti a patto che:

  • I moduli, l’inverter, nonché la totalità degli altri elementi che compongono l’impianto, siano compiutamente installati
  • L’agrivoltaico sia perfettamente funzionante e agganciato al sistema elettrico nazionale
  • Il richiedente dovrà comprendere nella proposta un preventivo relativo alle spese che intende sostenere, in modo che l’autorità verifichi la corrispondenza delle cifre alle disposizioni di legge e definisca l’ammontare della somme che costituiscono il contributo erogato (definito in ogni caso alla fine dei lavori, in base ai costi effettivamente sostenuti);
  • È prevista la possibilità di effettuare dei cambiamenti al progetto originario in corso d’opera entro i limiti di legge

 

Spese ammissibili per impianto

 

Occorre distinguere tra spese relative all’impianto e le spese che invece afferiscono ai sistemi di accumulo e ai dispositivi di ricarica. Per i sistemi di accumulo, può essere richiesto contributo per la sua installazione entro i 1000 euro / kWh, a patto che in totale non si sfori il tetto dei 50mila euro.

Nel caso siano previsti dal progetto dei dispositivi di ricarica, sono consentite delle cifre aggiuntive da richiedere a contributo, purché si rispettino i seguenti massimali pari a:

  • 1.500 euro per dispositivi wallbox che non superino i 22 kW di potenza
  • 4.000 euro per colonnine che non superino i 22 kW di potenza
  • 250 euro / kW entro un limite di 15mila euro per dispositivi eccedenti i 22 kW di potenza

 

Spese non ammissibili

 

Ecco le spese non rientranti nell’insieme dei contributi contemplati. Esse riguardano:

  • Le consulenze fiscali, legali e pubblicitarie (sia periodiche che continuative)
  • L’acquisto di beni usati o concessi in leasing
  • I beni e i servizi che non siano legati in modo diretto all’installazione del fotovoltaico
  • Servizi di gestione
  • Spese relative a nuovi mezzi di trasporto o alla trasformazione di mezzi di trasporto esistenti
  • Pagamenti cumulativi, sia in compensazione sia in contanti
  • Spese afferenti a soggetti con cui il richiedente (o la sua azienda) intrattengono relazioni di controllo o collegamento, a meno che non si provi (attraverso apposita documentazione) che i soggetti in questione siano fornitori unici dell’impianto

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